Naturopatia

Cos’è esattamente la naturopatia?

Un approccio alla vita, un modo sicuramente valido per conoscersi e riconoscersi nel mutamento costante che caratterizza il nostro percorso.
E’ la visione olistica dell’essere umano a contraddistinguere questa disciplina, nella quale coesistono diverse possibilità armoniosamente integrate tra loro e tutte concordi nel ristabilirne l’integrità psicofisica.

Negli ultimi tempi, ricorrere a rimedi naturali e in qualche modo slegati dalla medicina tradizionale, sembra essere diventato parte integrante del nostro bagaglio di vita, a cavallo fra tradizione e modernità. Il sapore del rimedio “fai da te”, magari tramandato di generazione in generazione (e che per questo conserva il fascino di un’inspiegabile infallibilità…!) condivide con la naturopatia l’amore per le cose semplici e naturali.

Tuttavia si deve ricordare che “naturale” non è sinonimo di “innocuo”, pertanto, soprattutto quando parliamo di piante officinali è bene affidarsi ad un esperto. Nell’ambito di questo settore, convivono insegnamenti che vantano una storia antica e affascinante, vicina alle esigenze e alle aspettative dell’uomo moderno. Parliamo della fitoterapia, della floriterapia, dell’alimentazione naturale, con le sue innumerevoli scuole di pensiero, dell’iridologia, ma anche della cristalloterapia e di altre discipline.

La naturopatia non deve tuttavia essere intesa quale sostituta della medicina allopatica, bensì quale supporto complementare alla terapia tout court. Lo scopo che si prefigge non è, infatti, di intervenire in situazioni dove siano presenti patologie conclamate, semmai di fornire un valido strumento di prevenzione che, in quanto tale, operi in una fase pre lesionale o, se il medico curante lo ritiene opportuno, fornire un valido ausilio durante la terapia farmacologica e non.

Tuttavia, al di là delle modalità scelte dall’operatore, rimane indiscusso il valore terapeutico della parola (e in tal senso mi riferisco alla virtù taumaturgica che le appartiene) quale grande risorsa del naturopata, in grado di completare un quadro in cui emerge un aspetto talvolta trascurato dalla classe medica, quello della disponibilità al dialogo.

Questa non vuole essere in alcun modo una polemica, semmai un invito a valutare in modo adeguato l’utilità di una nuova figura professionale e sociale, per ristabilire il giusto equilibrio all’interno di un circuito che vede sempre più spesso l’emergere di disturbi legati ad uno stato di malessere generale, che necessitano di un tempo maggiore e di attenzioni a trecentosessanta gradi. Sintomatologie connesse all’ansia, allo stress, alla difficoltà di rapportarsi con un quotidiano difficile da gestire,laddove possibile, possono essere trattate attraverso discipline non invasive, il cui proposito è quello di fornire alla persona gli strumenti per vivere serenamente, senza aver paura di affrontare le difficoltà personali.

Ovviamente, i limiti imposti a questo settore sono rigorosi, nella misura in cui si rende necessario tutelare e rispettare le priorità etiche e deontologiche della professione stessa ma soprattutto le necessità del cliente che, non può e non deve essere considerato altrimenti.

Tuttavia, le restrizioni sembrano troppo spesso limitare oltre misura l’effettivo raggio d’azione del naturopata, nel cui vocabolario non possono rientrare termini quali: “paziente”, “terapia”, “terapeutico”, “anamnesi”, “cura”, ecc., laddove l’etimologia, come nel caso della parola TERAPEUTICA (dal greco therapeytike: tèchnê, arte therapeyo, assisto, curo) spesso ne tradisce l’effettivo e innocuo utilizzo.

E’ pur vero che nel nostro bagaglio culturale questi termini sono ormai appannaggio della professione medica, tuttavia credo sia opportuno e doveroso non perderne di vista il significato originario. In questo modo nulla viene tolto alla professionalità che le spetta; semplicemente si dimostra una maggiore elasticità nei confronti della naturopatia, che non si appropria indebitamente ma adotta nel suo vocabolario la flessibilità e profondità di una parola, con tutti i limiti e le precauzioni che l’etica impone.

Come naturopata mi auguro che la classe medica dimostri, nel tempo, maggiore apertura e tolleranza verso la nostra professione, che non dubito possa offrire innumerevoli vantaggi, a partire dal concetto di prevenzione per una migliore qualità della vita e per il raggiungimento di una condizione di benessere.

Dal punto di vista legislativo, al di là delle proposte di legge avanzate da alcune regioni, in Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna, il naturopata è stato riconosciuto quale operatore-non medico ma attivo a tutti gli effetti nel campo della salute naturale.

Lo stesso Rudy Lanza, presidente della Federazione Nazionale Naturopati Heilpraktiker Professionisti (FNNHP) che osserva un codice deontologico ben preciso, afferma:

“…Il fulcro della Naturopatia è la Salutogenesi, il naturopata non è né un sostituto del medico né un medico alternativo, non fa diagnosi di patologia, non cura le malattie. Il naturopata si prefigge il compito di riequilibrare il sistema psico-fisico-emozionale e stimolare in maniera dolce, non invasiva, le capacità di autodifesa e autoguarigione innate ed insite in ognuno di noi. La figura del naturopata ha inoltre un rilevante ruolo educativo, poiché opera per favorire la piena responsabilizzazione dell’individuo nei confronti del proprio stile di vita. Il naturopata, in definitiva, promuove una migliore qualità della vita…”

Per chi inizia a lavorare in questo campo, che tutti auspichiamo venga regolamentato al più presto, bisogna fare richiesta per l’apertura della partita iva all’Agenzia delle entrate competente. A questo proposito è necessario inquadrare l’attività esercitata indicando il codice generico 93050 “ALTRI SERVIZI”. E’ necessario, inoltre, fare l’iscrizione all’INPS, poiché la professione del naturopata è regolata dalla normativa fiscale vigente dei lavoratori autonomi.

Per concludere mi auguro che questo “spaccato”, circoscritto rispetto alla vastità degli aspetti del settore, possa aver fornito uno spunto o un suggerimento a quanti volessero avvicinarsi allo studio o semplicemente alla conoscenza della naturopatia. D’altro canto spero che al più presto si giunga ad una piena e proficua collaborazione con la classe medica. Inutili e dannose diatribe non fanno che ostacolare un percorso sempre più visibile ai nostri occhi: quello della complicità/unitarietà mente-corpo. Prenderci cura di noi stessi prevede che nulla venga sottovalutato: le nostre emozioni e il nostro stile di vita sono intimamente legate ad un percorso di crescita che è soprattutto animico e spirituale e che trova in questa vita la sua massima espressione.

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