Dai disturbi del comportamento alimentare alla dissacrazione del corpo

I disturbi del comportamento alimentare sono una realtà in costante aumento, che si accompagna ad un’innumerevole serie di distorsioni legate tanto al cibo quanto a fenomeni sociali e di costume, che investono la quotidianità tutta, e dove il corpo si pone come spazio non più sacro ma dissacrato e dissacrante, foriero di una realtà dell’esibizione.

Il corpo come teatro di una cultura dello sfoggio e della presentazione di un vissuto che da “privato” diventa “pubblico”, in quanto luogo dello sguardo altrui.
La radice di problemi complessi quali l’anoressia e la bulimia risale all’infanzia e riguarda il nucleo familiare originario, nel quale si “consumano” veri e propri drammi, che si concretizzano in un costante e perverso “gioco delle parti”. L’intero sistema familiare è infatti coinvolto, se pur inconsapevolmente, nella gestazione di un complesso meccanismo di mistificazione e riqualificazione delle figure parentali.

Il trattamento di questi disturbi richiede un significativo contributo da parte di uno psicoterapeuta che sia capace di condurre “per mano” la persona verso un doloroso percorso a ritroso nel tempo, in cui la percezione di sé in quanto essere umano viene “dissociata”, nel tempo, da quella dell’essere figlio/a.
Il rapporto con entrambe le figure genitoriali è il principio cardine attorno al quale l’individuo struttura la propria personalità con le sue convinzioni e le sue “regole”, ma è anche il risultato di un vissuto che spesso si nutre di dinamiche distorte o comunque “viziate” da atteggiamenti ambivalenti che generano nel bambino e successivamente nell’adolescente, emozioni conflittuali e dolorose.

Sono diverse le componenti emozionali che possono venir esaminate e affrontate nelle opportune sedi di competenza. Nell’età adolescenziale, per esempio, quella nella quale solitamente si manifestano atteggiamenti e risoluzioni “covate” da tempo, è più facile che si assista alle prime “sfide”, quelle che portano verso il rifiuto del cibo oppure verso l’abbuffata notturna. A mio avviso intervenire attraverso una terapia mirata può essere molto importante, mentre nel nostro caso, l’apporto della floriterapia permette di lavorare su alcuni aspetti che riguardano il rapporto con i genitori ma anche sulla percezione di sé e sul rapporto con il proprio corpo e la propria fisicità, sinonimi di crescita e accettazione di responsabilità altre.

Alcuni aspetti di rivalsa, rivendicazione, egocentrismo, propri del bambino e sintomatici di un disagio profondo, si accompagnano ad una sperimentazione diversa della propria identità. Sostenere quel processo di consapevolezza che passa attraverso il riconoscimento di sé all’interno della famiglia, e quindi all’abbandono di dinamiche dolorose, rientra in un percorso di gestione del benessere cui il naturopata può partecipare.
Il corpo diventa in questi frangenti la sede opportuna e privilegiata dello scenario familiare, l’arena dove si giocano le battaglie più pericolose. E’ attraverso il corpo che l’adolescente comunica la sua rabbia, la sua ribellioni, talvolta i suoi inconsapevoli e apparentemente silenti conflitti.

Nella negazione del cibo è espressa tutta la sua onnipotente volontà di rinuncia ai bisogni più profondi e istintuali dell’essere umano: una rinuncia alla vita, che cerca una soluzione nell’improbabile e quanto mai distruttiva possibilità di una mente senza corpo, di un pensiero senza radici.
Allo stesso modo l’eccessiva e pericolosa esposizione del corpo a diverse forme di “dissacrazione”, come i tatuaggi i piercing e alcune forme invasive di chirurgia estetica, sottintende la volontà di farne uno strumento di comunicazione “a senso unico” dove l’eccesso sembra essere la regola. Non è certo questa la sede per esaminare una scelta più o meno discutibile. Il mio obiettivo è solo quella di invitare alla riflessione rispetto ad una realtà in costante aumento, che vede migliaia di persone desiderose di aggiungere sul proprio corpo parti di un complesso mosaico psicologico de-sacralizzando uno spazio che da privato diventa pubblico, se è vero che lo sguardo altrui viene stimolato alla visione…Eppure, mai come in questo momento storico, nonostante l’apparente volontà di comunicare, raccontandosi attraverso una “scrittura corporale”, colgo tutta la difficoltà delle giovani generazioni, ma non soltanto le loro, a stabilire rapporti sani e maturi, a ricercare una consapevolezza del vivere.

Quello che mi spinge a riflettere in questo caso è il fatto che sempre più spesso la necessità di un canale di comunicazione “altro” si sovrapponga alla moda del momento, confondendo reali esigenze di comunicazione, che spesso sottintendono fragilità di altro tipo, con un atteggiamento di esuberante esibizionismo.
Conformarsi al costume corrente talvolta in modo eccessivo, tradisce una scarsa presenza a se stessi ma allo stesso tempo un concreto desiderio di essere partecipi della vita degli altri e di essere riconosciuti. Un atteggiamento molto comune tra i giovani quello di raccontarsi “senza parole”, cercando punti di contatto nella propria immagine.

Anche in questo caso, riflettere su alcuni aspetti, che possono riguardare la personale centratura nonché la propria autonomia rispetto alle tendenze del momento, credo sia fondamentale per il proprio equilibrio.

Il corpo si racconta attraverso una memoria che va oltre, una memoria che ci rende unici e irripetibili, al di là di ogni possibile “segno di riconoscimento” con il quale cerchiamo di confonderci a noi stessi.

Anche in questo caso la floriterapia può costituire un validissimo sostegno nel riequilibrare un rapporto disarmonico con il proprio corpo inteso quale tempio e sacrario dell’anima, custode di un retaggio che le permette di fare la sua esperienza su questa terra e che pertanto va protetto e rispettato.

Il percorso che gli elisir floreali suggeriscono, descrive una curva che a partire dalla desacralizzazione e passando attraverso la dissacrazione dello spazio-corpo, arriva alla consacrazione dello stesso quale vero e proprio spazio del sacro, che riunisce le capacità comunicative ed espressive dell’essere umano, alla luce di una nuova consapevolezza di vita.

Il corpo, quindi, conseguirà una connotazione diversa, più matura e in linea con l’evoluzione dell’essere umano, recuperando la centralità che gli spetta e divenendo il depositario di una coscienza personale e collettiva che nel tempo acquisirà un valore visibile e concreto.

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