Le piante del buonumore

In questi ultimi anni si è avuto un aumento esponenziale dei cosiddetti “disturbi dell’umore”, che vanno dalla semplice ansia da prestazione, alla depressione conclamata. I motivi possono essere diversi: lo stress legato al lavoro, il ritmo imposto dalla vita di tutti i giorni, fino ad arrivare, soprattutto per le donne, alla difficoltà di conciliare l’impegno dell’impiego con il difficile e impegnativo ruolo di mamma. A ciò si possono aggiungere difficoltà personali più o meno gravi, che spesso riemergono e richiedono tutta la nostra attenzione.

Anche in questo caso la fitoterapia ci mette a disposizione alcune piante , considerate tonico-adattogene per i loro effetti sul sistema nervoso e sul tono dell’umore.

La Griffonia (Griffonia simplicifolia) è una pianta appartenente alla famiglia della Fabacee, che cresce perlopiù  nei territori caldo-umidi dell’Africa centro occidentale, soprattutto in Ghana, Costa d’Avorio e Togo. Se ne utilizzano i semi simili a fagioli, che giunti a maturazione assumono un caratteristico colore nerastro, pertanto la pianta è nota anche come “fagiolo africano”.

La droga utilizzata contiene un principio attivo, il 5-HTP (5-idrossitriptofano), derivato del triptofano, aminoacido considerato essenziale, poiché il nostro organismo non è in grado di produrlo, che funge da precursore della serotonina, un neurotrasmettitore, sintetizzato dal sistema nervoso e coinvolto nella regolazione dei processi sopracitati, noto anche come “ormone del buonumore”.

L’assunzione di griffonia, da sola o in associazione ad altri estratti, aumenta la quantità di serotonina nel nostro organismo, e quindi la possibilità di intervento su alcune situazioni, quali ad esempio l’insonnia, i disturbi del sonno, (interviene anche nella regolazione del ciclo sonno-veglia) stati di alterazione dell’umore associati ad ansia, melanconia, tristezza, depressioni stagionali lievi, nonché come regolatore della fame nervosa, che porta molto spesso alla ricerca di carboidrati e zuccheri.

Sicuramente, laddove sussistano problemi più importanti, ad esempio una depressione maggiore o altre patologie di natura psichiatrica, è bene rivolgersi ad un medico e non affidarsi all’autocura, sconsigliata in questi ed altri casi.

Allo stesso modo è sempre opportuno valutare l’eventuale assunzione di farmaci o integratori che possano interferire con la griffonia, ad esempio l’iperico, già utilizzato per il trattamento delle depressioni moderate. Anche questa pianta, infatti, aumenta la concentrazione di serotonina e quindi esiste la possibilità di andare incontro ad una “sindrome serotoninergica”, che comporta sudorazione, tensione, tachicardia , ecc

Altre controindicazioni riguardano possibili effetti a carico della mucosa gastrica: meteorismo, nausea e bruciore. E’ inoltre sconsigliata in gravidanza e allattamento poiché contiene caffeina.

Possiamo trovarla in commercio sotto forma di estratto secco in compresse o capsule. Il dosaggio varia normalmente a seconda della concentrazione ma è opportuno distribuirlo in due volte.

Altra pianta di notevole efficacia è la Rodiola (Rodiola Rosea), appartenente alla famiglia delle Crassulaceae, nota per le sue proprietà tonico-adattogene.

La pianta è alta dai 5 ai 35 cm e i suoi fusti nascono da un rizoma molto robusto, utilizzato come droga.

I fiori hanno colori molto accesi  e un profumo caratteristico che ricorda quello della rosa

Cresce per lo più su suoli rocciosi e freddi ad altitudini molto elevate (3000-5000 m.), nel nord Europa (Lapponia e Scandinavia) ma anche nel nord America (Alaska) sulle Alpi e sui Pirenei.

Tra le sue proprietà ricordiamo soprattutto quelle adattogene e antistress, che agiscono sulla concentrazione e sulla memoria, in virtù della presenza di 2 glicosidi: il  salidroside, che aumenta la qualità della prestazione lavorativa ma anche il rendimento, e la rosavidina, chimicamente simile al principio attivo dell’eleuterococco, altra pianta nota per le sue proprietà stimolanti e adattogene.

La rodiola, inoltre, stimola il rilascio di endorfine e per questo motivo è una delle piante più utilizzate in caso di stress prolungati e intensi, ma anche di insonnia e ansia diffusa.

Inoltre aiuta la metabolizzazione e la combustione dei grassi ma agisce soprattutto sulla fame nervosa, poiché aumenta la produzione di serotonina, (che, come abbiamo avuto modo di vedere, attenua i toni della fame) e quella di dopamina, che trasmette al SNC un senso di sazietà.

Anche dal punto di vista ormonale può essere utilizzata da sola o in associazione ad altre piante, per correggere disturbi legati al ciclo mestruale (amenorrea) soprattutto se dettati da stress, e di prestazione sessuale e funzionalità erettile nell’uomo.

Si può assumere l’estratto secco, sempre in capsule o compresse, preferibilmente al mattino e nel primo pomeriggio.

Le controindicazioni riguardano l’ipertensione e i disturbi cardiaci, poiché può facilitare in alcuni soggetti la comparsa di ansia e nervosismo.

Sicuramente entrambe le piante rappresentano una buona soluzione al problema dell’ansia, dello stress e di eventuali problemi correlati. Tuttavia, qualora si volesse approfondirne l’origine, è sempre opportuno rivolgersi ad un esperto e utilizzare anche altri sistemi di indagine, comunque compatibili con i fitoestratti.

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