La visione olistica

Da quando mi occupo delle discipline vibrazionali, in particolar modo della gemmoterapia e della floriterapia, ho scoperto il “lato b” della vita, quello meno conosciuto, meno “frequentato”; se vogliamo, sicuramente il più ambito, secondo la logica per cui ciò che non possediamo completamente rimane l’oggetto dei nostri desideri. Eppure parliamo sempre di noi, della nostra vita, della nostra anima.

Per molte persone è la cosa più difficile da fare e da costruire: siamo la nostra chiave di volta eppure il raggiungimento della consapevolezza, di quello che rappresentiamo, rimane ancora un grande mistero.

In particolar modo la floriterapia può essere in questi casi un valido strumento per comprendere meglio alcune dinamiche personali e relazionali, che il più delle volte emergono quando viviamo, e in un certo qual modo subiamo, un conflitto.

In questi casi il nostro istinto di sopravvivenza e forse anche il nostro amor proprio, ci spingono a trovare una via di fuga, di comprensione, per quei meccanismi subdoli che noi stessi inneschiamo ai nostri danni e che fanno parte del nostro bagaglio di viaggio, di quell’imprinting relazionale che ci portiamo dietro: un corredo a tutti gli effetti, che abbiamo il diritto di mettere in discussione e modificare!

La floriterapia è stata per me una vera e propria folgorazione: consente di agire sulle disarmonie animiche e spirituali, sviluppando e rafforzando le innate capacità rigeneratrici dell’essere umano . Vivere un disagio significa per molti, quelli più disposti di altri ad intraprendere un certo tipo di percorso, farsi delle domande, e porsi “al centro dell’attenzione della propria vita”.

E’ una grande responsabilità…vuol dire che ogni scelta, ogni considerazione, ogni gesto, portano con sé la traccia del proprio patrimonio, di quel bagaglio di informazioni, della cui conservazione noi e soltanto noi siamo responsabili.

Dovremmo smettere di sabotarci e portare, invece, alla nostra attenzione quel percorso che troppo spesso dimentichiamo, distratti dalle incombenze della quotidianità e da quell’innaturale bisogno di procrastinare ogni decisione ed ogni scelta. Questo non fa che indebolire la nostra energia e la fiducia nelle reali possibilità di intervenire nella nostra vita.

Per questo considero fondamentale il benessere psicofisico dell’individuo, che deriva dalla ricerca e dal raggiungimento di un equilibrio complessivo, olistico appunto, perché non esiste una reale condizione di serenità slegata dalla giusta proporzione che il binomio mente-corpo deve contemplare. Quindi il disagio e la malattia diventano la chiave di volta di un sistema di ricerca più complesso, una vera e propria opportunità per scardinare quei meccanismi che ci intrappolano.

Talvolta cambiare la lettura e la prospettiva può essere risolutivo.

Il gemmoderivato ben si adatta a completare l’opera del floriterapico, poiché ne condivide la valenza energetico-vibrazionale, anche se il suo raggio d’azione è prettamente organico. Si può utilizzare con tranquillità per gestire molti disturbi poiché è un rimedio che non ha controindicazioni né effetti collaterali, in grado di favorire un riequilibrio della situazione da trattare. Si tratta di una miscela idro-glicero-alcoolica il cui metodo d’azione, molto sottile, interviene a livello cellulare, modificando i valori siero proteici del sangue e correggendo eventuali disarmonie.

Condivide, tuttavia con il fiore un raggio d’intervento tale da consentirgli di essere considerato i maggiori rappresentanti della medicina vibrazionale.

Se l’uno armonizza il sistema energetico, correggendone gli squilibri, l’altro opera un vero e proprio “drenaggio”, ovvero un movimento centrifugo che delega agli organi emuntori la capacità di convogliare tossine e cataboliti verso l’esterno.

La loro complementarietà ne fa un binomio significativo nel trattamento di quei disturbi che rientrano nelle possibilità di intervento del naturopata. Il nostro compito è infatti quello di interagire con il cliente attraverso tecniche di riequilibrio energetico nonché suggerendo l’adozione di uno stile di vita e alimentare il più possibile sano e corretto. Significativa rimane la capacità personale di ciascun terapeuta di stimolare la ricerca di una consapevolezza che, sola, può ricreare le condizioni di equilibrio perdute: un terreno adatto affinchè la persona possa riscoprire quelle capacità innate che l’organismo possiede e che attiva soltanto in condizioni ben precise.

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